sabato 21 agosto 2010

Attacco a Haltestelle - Prologo 2

Con mia grande gioia il prode Bretoniano ha voluto mandarmi il prologo dal suo punto di vista, e quindi vado a pubblicarlo qui per completezza:

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I suoni dell'accampamento giungevano ovattati all'interno della tenda.

Il vento del mattino increspava le pareti di tela, rammentandogli il suono delle onde che lo separavano da quella che da sempre era la sua vera casa. Richard de Martigny-Beausoleil, bretonniano nato e cresciuto lontano da Bretonnia, signore di Rochebrune, piccola città quasi ignota e spersa nel bel mezzo dei Principati di Confine, si rigirava nella sua brandina da campo, godendosi la frescura del mattino e pensando alla sua rocca, frutto delle conquiste operate secoli prima da alcuni cavalieri senza terra.
E adesso era lì, così vicino al suolo di quella che sarebbe dovuta essere la sua Bretonnia - e che per lui invece era solo un altro nome sulle cartine del Vecchio Mondo - e al tempo stesso così lontano da Rochebrune, quel piccolo castello sorto sulle desolate pianure dell'Est e bagnato da un piccolo fiume, la Roselle.
Richard amava le prime ore del mattino, così tanto che raramente indugiava a letto dopo l'alba. Nella tenda - e soprattutto nel suo stomaco - giacevano ancora i resti del banchetto in onore della Dama che si era tenuto la sera prima, con tutti i suoi cavalieri. Nella sua mente si agitavano i pensieri su ciò che sarebbe successo nelle prossime giornate.
"Al Risahr si è svegliato?", chiese una voce dal di fuori. Come ogni mattina, il bretonniano rispose spostandosi su di un fianco.
"Entra, Rashid."
Rashid entrò. Il servitore, natìo dei Principati di Confine, indossava dei pantaloni grigi ed una morbida tunica di seta rossa, che spiccava nettamente con il colorito scuro della sua pelle. Scostando i tendeggi, entrò con in mano un vassoio che conteneva un recipiente fumante ed una tazza in rame brunito. Il profumo del kadeh, la nera bevanda più diffusa in quella zona dei Principati, invase la tenda.
Rashid la versò nella tazza e la offrì al suo signore. "Voglio sperare che i miei cari amici si siano ripresi dal banchetto di ieri sera," disse Richard, sorseggiando l'infuso bollente.
"I cavalieri dalla pelle chiara non reggono molto bene la birra di queste terre, Al Risahr. Ma saranno pronti per la battaglia... come lo sono sempre."
"La battaglia che danno ormai per scontata... E gli emissari di van der Kloster? Sono già arrivati?".
"Non ancora, Al Risahr. Ma ormai non siamo lontani da Haltestelle e dubito che passerà molto tempo prima di vedere gli stendardi di Marienburg."
Un altro sorso di kadeh, un'altra silenziosa imprecazione. Gli stendardi di Marienburg all'orizzonte significavano una sola cosa: le voci su di una possibile invasione imperiale ai danni di Haltestelle, un villaggio della provincia indipendente di Marienburg, erano vere. D'altronde, i van der Kloster, la famiglia ai quali apparteneva Haltestelle, erano gente orgogliosa e difficilmente si sarebbero rivolti ai loro parenti bretonniani in cerca di aiuto, a meno che
quell'aiuto non fosse assolutamente necessario.
"Haltestelle chiama e Bretonnia risponde," commentò. "O meglio, i figli illegittimi di Bretonnia rispondono. Francamente, Rashid, non so cosa abbiamo da guadagnare impegnando le nostre misere forze in una spedizione così pericolosa e così lontana dalle nostre case." 


"Se è la sincerità che vuoi, Al Risahr, io te la darò. Noi abbiamo risposto alla chiamata di tuo zio, il signore di La Villette, per due motivi. Il primo, che io non comprendo, è difendere il santuario della vostra Dama, che si trova vicino ad Haltestelle."

"E il secondo motivo, quello che tu riesci a comprendere?"
"Accorrendo in soccorso di un vicino alleato, Al Risahr, tu dimostrerai la forza dei nostri uomini ottenendo la generosa gratitudine dei mercanti di Marienburg e forse l'amicizia di qualche duca di Bretonnia che si accorgerà dell'importanza di Rochebrune e ci aiuterà a difendere meglio le nostre case. Questo è quello che abbiamo da guadagnare."
Richard si alzò a sedere sul letto e sorrise. "Mi sembra di sentir parlare Bénédicte...".
"La tua donna è saggia, Al Risahr. Saggia come deve essere la signora della nostra città."
"La sua saggezza a volte è seccante, ma raramente cade in errore. Quindi, non deludiamo le sue aspettative. Quando arriverà il messo di van der Kloster tirerò un po' sul prezzo, ma la decisione è ormai presa: combatteremo per difendere Haltestelle, contro qualsiasi cosa ci piomberà contro.


"Rashid abbozzò un mezzo inchino, in segno di rispetto. "Sia come vuole Al Risahr. Dirò una preghiera agli dei, poichè dovremo affrontare un antico nemico della mia gente, mostri che la stessa morte ha rifiutato di cogliere."

"Ne avremo bisogno, amico mio. Avremo bisogno dell'aiuto di ogni dio, creatura, soldato o animale contro quegli abomini..." Un rumore lo interruppe, un brontolio sordo che proveniva da sotto la brandina. Il suo cucciolo si era svegliato. "Ah, a proposito, hai portatoi la colazione di Fergris?"
Al solo sentire queste parole, il giovane gatto-lince di Richard si stiracchiò e si concesse per una carezza del suo padrone. Rashid porse al suo signore il sacchetto contenente della carne secca che pendeva dalla sua cintura, e per tutta risposta Fergris - un ammasso di pelo, artigli e zanne grande quanto un cane di media taglia e del colore
dell'acciaio - gli si strusciò sulle gambe. Non appena Richard estrasse il primo brandello di carne, Fergris tornò
da lui in paziente attesa della sua colazione.
"Mangia, piccolo. Domani andiamo a caccia."


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